MimesthaiIl vento finge un’estasi di copiose voci e scuote i tessuti tesi delle tende E presso alla riva le alte vele offende E ancora gonfia dei lamenti atroci Di chi finisce il transito nell’agra sede. Nudo ed in attesa egli apprende dal canto smodato la sorte della guerra Dentro la tenda piange e chiede Con quale verità questo vento erra. Allora, con parole più violente e dure di quanto mai la terra udì, Achille tirò a sé le mani della morte e a quelle disse: la ragione di questi funerali ignoro, delle amate membra a scure spoglie mutate. Ma quale gloria, chiese, avranno da ora in poi i mortali che lo hanno visto cadere e quali voci troverà colui che tradì memoria? Mio il dolo, mia la colpa, mio il dispetto, se pur sapendo quanta distanza vuole il destino tra il piacere ed il diritto ingrato spinsi Patroclo alla lotta? Che voce potè fermare l’amante amato che piangeva i morti della flotta? Sul mio diniego prevalse l’insistenza di chi contraddicendo il fato sognò il nemico indegno aver sconfitto Giace l’amato prediletto qua dal fuoco che lento cresce e prende vita. Là attende sua chiamata l’eroe vindice con azione che seppure inclita non nasconde ciò che il cuore maledice. Aspetto i giovani intenti al gioco mutano, non il nome, autentico fardello , così la veste ormai tradita adosso Achille mise a chi chiamò fratello Con lacrime severe spaventa la paura Ulisse, e più d’ogni altro suono cerca parole che nome diano alla cura che l’amico accudiva, paterna. Oltre quelle usate per la requie eterna resta il silenzio privo di perdono. Oltre il tempio sacro di ogni sepoltura chiede Achille giustificazione che le parole rabbia uniscano a ragione. Nessuno rispose nell’accampamento Solo, il padre senza figli smise il pianto dagli occhi. All’impeto si arrese e ai compagni e al noto ufficio. Non c’è più chi comprende il fondamento Del silenzio dell’eroe migliore. Ora sotto il tetto passa esausto il vento e mentre asciuga quel dolore risuona voce nuova di nuovo sacrificio | Sera
Ai tuoi occhi dona la linea di neve che hanno. A noi non conviene fare alchimie sui loro misteri. Conviene il silenzio della pelle quando si sfiora. Tu non vedi. Ma non avere paura: saranno le dita a tenerne memoria. In controluce
Era tuo il rapido cabotaggio
che denunciava la nostra verità. Sei chi faceva mostra di sapere quale vantaggio fosse un immenso dizionario. Non possiamo dire ormai: non sapevo. Nel calendario hai messo quello che sai. Albo signanda lapillo: il vero riposa tranquillo. Viatico
Odo gli scalpiccii che fa la tua mente vaga di terra. Lì qualcosa erra. Lì io ero. Ed ora torna il mio debole pensiero. Non dimettere ciò che hai saputo. Il peccato non muore quando l’ansia ci fa genuflettere. Un’occhiata rapida, dietro le mie spalle, o trattieniti il tempo per perdonarmi. Genio della vendetta, non pensare, non farmi occasione di scherno. Cosa dire ancora? Il passo lento dei quiriti, i loro riti, attenti, compìti. I tuoi capelli radi. Così tu sai svanire: Ac cadi. |